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Cucù...
[Animali] [cod. 3299] del 09.07.2006
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Animali - Umoristiche


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Commento del 14 dicembre 2015
Il silenzio perf2 non lo<a href="http://pkeikmhtejt.com"> ovsnrsaeo</a> i dirigenti del PD, di cui ieri ho intravisto a L'Infedele una certa Daniela Gottardi. L'esponente della Lega faceva notare che chi ha un'industria tessile in Italia deve spendere soldi per la difesa dell'ambiente, la sicurezza del costo del lavoro, pif9 il resto, costi della burocrazia, oneri sociali. No, ha detto la Gottardi, e8 che voi non siete pif9 bravi dei cinesi. Non c'entra essere pif9 bravi o no, ha replicato il leghista, noi abbiamo quelle spese, loro no. E' colpa della scuola, ha cinguettato la Gottardi, che e8 troppo arretrata. Non discuto, ha detto il leghista, ma il problema resta: noi abbiamo dei costi in pif9. Ho spento la TV e mi sono detto che se gli uomini sono questi, se la strategia del PD per riprendersi il Nord e8 questa -ripetere con dei pappagallini le formulette dell'economia neoclassica- ci sare0 da ridere.


Commento del 14 dicembre 2015
i soliti trfouatfri giovedec, 6 dicembre 2012, 1:43 pmNegli anni ’80 i grandi potentati mondiali decisero che era arrivato il momento di mandare in soffitta la “terza via” italiana. Lo stato imprenditore doveva essere bandito dall’economia lasciando ai “privati” la competizione sui mercati. Ho messo “privati” tra virgolette perche9 nel prosieguo capiremo meglio di che privati si tratta. Per dare forma a questo piano c’era bisogno di personaggi che si prestassero a quest’opera di demolizione. I primi personaggi che avvallarono questa “privatizzazione” furono Romano Prodi e Carlo De Benedetti. Il primo venne nominato presidente dell’IRI nel 1982, il secondo invece, era (ed e8 tuttora) il proprietario del gruppo Repubblica/Espresso. En passant, faccio notare che Prodi era anche dirigente della societe0 di consulenze Nomisma, alla quale guarda caso dare0 incarichi miliardari per portare avanti le privazioni (sic! privatizzazioni) dell’IRI. La prima cosa che fece fu vendere l’Alfa Romeo alla FIAT. Era una cosa logica e tutti si inchinarono compiaciuti: non aveva senso che lo Stato producesse automobili. Solo che la vendita avvenne a rate per 1.000 miliardi di lire (le0 dove Ford offriva invece il doppio e in contanti!). Nessuno, allora, si chiese come mai e in base a quale criterio la Nomisma avesse deciso per Fiat. Probabilmente ci sare0 stata la solita baggianata di lasciare un marchio prestigioso in mani italiane … un po’ come anni dopo avverre0 per gli aiuti alla compagnia di bandiera Alitalia. Un obbrobrio che vide solo i radicali battersi contro tali aiuti di stato.Nel 1985 Bettino Craxi decise che era giunto il momento di privatizzare la SME che era il comparto agro-alimentare dell’IRI e che presentava da tempo bilanci in deficit e solo nel 1984 raggiunse un bilancio in attivo. Quindi fu incaricato per tale operazione il consiglio di amministrazione dell’IRI. Anche in questo caso, Prodi si accordf2 con la Buitoni (presieduta da Carlo De Benedetti) svendendo quasi due terzi della SME per soli 393 miliardi nonostante il valore di mercato fosse 8 volte superiore. Anche in questo caso si ripete9 lo stesso copione: Prodi non prende in considerazione le offerte maggiori degli altri acquirenti. Probabilmente Craxi su suggerimento del ministro delle partecipazioni statali Clelio Darida, fiutf2 che qualcosa non andava e non diede l’autorizzazione alla svendita lasciando la SME ancora nell’ambito pubblico, cosicche9 la combriccola Prodi-De Benedetti, dovette far buon viso a cattivo gioco e non se ne fece pif9 nulla, causa a quanto pare di una offerta anonima superiore del 10% rispetto a quella di De Benedetti. De Benedetti si sentec discriminato e volle far valere l’accordo firmato con Prodi come se fosse stato un vero e proprio contratto portando l'IRI in tribunale. La sentenza di primo grado, diede torto alla Buitoni e fece erompere alle cronache il celebre Processo SME, che vide imputati Silvio Berlusconi e altri per corruzione di giudici. Berlusconi fu definitivamente assolto dall'accusa di corruzione in atti giudiziari per i 434 mila dollari che da un conto Fininvest finirono al giudice Renato Squillante attraverso Cesare Previti. Per questo capo d'accusa l'assoluzione per non aver commesso il fatto era gie0 arrivata in appello, mentre in primo grado era stato prosciolto per prescrizione grazie alla concessione delle attenuanti generiche. La sentenza di primo grado venne poi confermata sia in appello sia in cassazione. Nel 1988 un nuovo intervento del CIPI (Comitato interministeriale per la Politica Industriale) tornf2 invece a considerare “strategico” il mantenimento del gruppo. Finalmente la SME fu poi venduta tra il 1993 e il 1996, in piena stagione di “mani pulite”. Rivedendo questo “film” con gli occhi della storia, viene il sospetto che tutta la stagione di “mani pulite” sia stata organizzata ad hoc per permettere di spartirsi una torta di 50 miliardi di euro. Sia la DC sia il Partito Socialista erano impregnati di statalismo e dunque inseriti nella concezione delle partecipazioni statali, percif2 non avevano scrupoli ad offrire prebende ed elargizioni di Stato per comprare il consenso dei cittadini. Questa mentalite0 non andava bene al neocapitalismo emergente ed ecco che puntuale arriva l’evento che fa saltare il banco: l’arresto di Mario Chiesa il 17 febbraio del 1992. Questo episodio de0 l’abbrivio alla stagione di mani pulite, da lec a poco crolleranno DC e PSI, e iniziere0 la lunga manovra delle privatizzazioni con l’aiuto dei “governi tecnici” (capitanati da pirati predoni come Ciampi, Dini, Amato, Draghi, Andreatta …).Il 2 giugno 1992, a poco pif9 di tre mesi dall’arresto di Mario Chiesa, sul panfilo “Britannia” della Regina Elisabetta, ci fu un incontro riservato per discutere delle “privatizzazioni” tra top manager italiani e britannici. Erano presenti i presidenti di ENI, INA, AGIP, SNAM, ALENIA e Banco Ambrosiano, l’ex ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e al direttore generale del Tesoro “Mario Draghi”. Come abbiamo visto, l’Italia del ’92 non era ancora pronta a privatizzare alcunche9, tanto, che l’allora consigliere di Confindustria Mario Baldassarri sentenzif2: ”Per privatizzare servono 4 condizioni: una forte volonte0 politica; un contesto sociale favorevole; un quadro legislativo chiaro; un ufficio centrale del governo che coordini tutto il processo di privatizzazioni. Da noi oggi non se ne verifica nemmeno una”. Tuttavia a dispetto del pensiero di Baldassarri, molti dei nostri manager pubblici, incluso Draghi, erano gie0 proiettati verso il nuovo indirizzo economico, e la loro volonte0 veniva incontro agli interessi degli “amici” britannici, che avevano fretta per spartirsi una bella torta dal valore di circa 100 mila miliardi di lire, cioe8 50 miliardi di euro. Mani pulite fu dunque la stagione che cref2 le condizioni per distruggere l’economia con privatizzazioni insensate e a bassissimo costo e soprattutto permise in pochissimo tempo di creare quelle 4 condizioni enunciate da Baldassarri: la volonte0 politica che a causa Tangentopoli fece arrivare i tecnocrati Ciampi, Dini & Co. Il contesto sociale favorevole grazie all’indignazione contro la classe politica “corrotta”. Il quadro legislativo che comincif2 ad essere chiaro dal 1993, con l’ accordo Andreatta/Van Miert (che regolava la ricapitalizzazione del settore siderurgico a patto che lo si privatizzasse) e con il “decreto Amato” che trasformarono l’IRI, l’ENI, l’ENEL e l’INA in societe0 per azioni. E infine la creazione di un ufficio centrale di governo che coordinasse le privatizzazioni: fu istituito il “Comitato Permanente di Consulenza Globale e Garanzia per le Privatizzazioni”, presieduto dal tecnocrate Draghi, fu l’ufficio che coordinf2 le privatizzazioni. Nel 1994 ci furono le prime elezioni post Tangentopoli, e al governo ci andf2 il centrodestra guidato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. In questo governo c’era Alleanza Nazionale che aveva posizioni fortemente contrarie alle privatizzazioni. Non c’e8 da sorprendersi se questo governo durf2 pochi mesi. Bisognava finire il lavoro appena iniziato, percif2 ci fu un nuovo governo dove alla presidenza del consiglio venne messo Dini, un “tecnico” favorevole allo spezzatino delle nostre industrie. Dini subito inizif2 la prima fase di privatizzazione dell’ENI dismettendo circa il 15% dell’intero pacchetto azionario. Nel 1996, a vincere le elezioni e8 il centrosinistra guidato da Romano Prodi, che cedette un altro 16% delle quote ENI ed inoltre privatizzf2 la Dalmine e la Italimpianti appartenenti al gruppo IRI. Nel 1997 Prodi ritorna a “trattare” col suo vecchio amico l’Ingegner Carlo De Benedetti al quale cedette in “regalo” Infostrada (la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato) per 750 miliardi di lire da pagare in comode rate. De Benedetti la vendette subito per 14 mila miliardi di lire ai tedeschi di Mannesman”. Sempre quell’anno Prodi mise sul mercato “Telecom”, con le azioni che furono vendute ad un prezzo ancora di regalo dato che appena un anno dopo le stesse azioni varranno sul mercato 5 volte di pif9.Dopo la caduta del governo Prodi nell’ottobre 1998, entra in scena un altro post-comunista convertito alla causa liberista delle privatizzazioni: Massimo D’Alema. D’Alema diventa presidente del consiglio e immediatamente privatizza la BNL, con la consulenza della banca d’affari americana JP Morgan. Nel 1999, dopo il “decreto Bersani” che liberalizzava il settore dell’energia, venne privatizzata l’ENEL e sempre quell’anno venne ceduta la societe0 Autostrade alla famiglia Benetton. Siamo arrivati ormai alle ultime fasi di privatizzazione riguardante quel poco che era rimasto dell’ENI. Infine, per ultimo fu regalato il gruppo Sasa (assicurazioni) alla SAI di Ligresti, la cui incapacite0 di gestione varie volte denunciata ha fatto collezionare al gruppo una quantite0 sorprendente di multe da parte dell’Isvap.


Commento del 31 luglio 2011
Ab fab my gooldy man.


Commento del 03 maggio 2008
fa spisciare dalle risate!
fabiobarbati@hotmail.it


Commento del 23 giugno 2007
una mucca stupita e lievemente impaurita per nn avere il corpo..!molto vivi i colori e brillanti...compliments!


Commento del 03 febbraio 2007
E' meravigliosa, quasi da poster! In effetti sembra che il corpo manchi, ma la faccia compensa tutto, una mucca così muccosa l'ho vista raramente!
-ecatoncheires


Commento del 12 agosto 2006
"povera mucca le hai tagliato il corpo...e si vede. :o)"

No no... io non ho tagliato un bel niente!!!
È solo nascosto dietro il testone deformato dal grandangolo!!!


Commento del 12 agosto 2006
povera mucca le hai tagliato il corpo...e si vede. :o)


Commento del 18 luglio 2006
Molto simpatica! :D
Nik



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